[SPECIALE PASQUA/5] O beata nox! (O notte beata!), alleluia, alleluia: Cristo è risorto, è veramente risorto!

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La notte di pasqua viviamo la “Madre di tutte le veglie”, così come S. Agostino la definisce, e si colloca nel cuore dell’Anno liturgico, al centro di ogni celebrazione. Ad essa si preparavano i nuovi cristiani, in essa speravano i peccatori, tutti potevano di nuovo attingere dalla mensa dei divini misteri. La risurrezione di Gesù è un fatto storico, di significato cosmico, è l’inizio della trasformazione globale del mondo; è un evento di significato epocale perché trasforma il senso della storia e ne indica la vera direzione. Un evento unico e insieme un evento che rivela un’attesa costante e universale, scritta nel cuore di ogni uomo e di ogni donna. Nel silenzio di questa notte, nel silenzio delle nostre notti, prorompe la Vita Nuova di Cristo in noi.

fuoco

Ed ecco che il Præconium paschale inizia con l’invito all’esultanza, alla gioia: Exultet. La prima parola, Exultet, dà il tono a tutto il brano. È la forma ottativa del verbo esultare: «Esulti», che ha come radice saltus, il “salto”. Ma sappiamo bene cosa significhi esultare? L’annunzio della Pasqua di Cristo dovrebbe farci scoppiare di gioia! Isacco il Siro, un padre della chiesa antica, diceva che «Il solo e vero peccato è rimanere insensibili alla Resurrezione».

«O vere beata nox, quæ sola meruit scire tempus et horam, in qua Christus ab inferis resurrexit»
«O notte beata, tu sola hai meritato di conoscere il tempo e l’ora
in cui Cristo è risorto dagli inferi!».

cero

Il fatto sconvolgente della resurrezione di Gesù non è descritto da nessuno, non è stato visto da nessuno. «Che cosa è avvenuto in quell’ora sconosciuta, nell’oscurità nella tomba di Gesù? Possiamo comprendere qualcosa di questo evento guardando gli effetti di questo mistero con gli occhi della fede. Lo Spirito Santo è sceso con tutta la sua potenza divina sul cadavere di Gesù. Lo ha reso «spirito vivificante» (cfr Rm 1,4), gli ha dato la capacità di trovarsi presente dovunque, in qualunque luogo e in qualunque tempo della storia. È stato come uno scoppio di luce, di gioia, di vita. Là dove c’era un corpo morto e una tomba senza speranza è iniziata un’illuminazione del mondo che dura ancora fino a oggi». Unica testimone oculare della Resurrezione di Cristo è la notte, incanto che afferma come la creazione non è non un quadro inerte, ma un’esecutrice attiva e scelta dei disegni di Dio. Al centro del Preconio, quattro grandi esclamazioni precedute dal vocativo «O» formano, attraverso la potenza e l’audacia della proposizione teologica, un apice luminoso.

O mira circa nos tuæ pietatis dignatio!
O immensità del tuo amore per noi!

O inæstimabilis dilectio caritatis: ut servum redimeres, Filium tradidisti!
O inestimabile segno di bontà: per riscattare lo schiavo, hai sacrificato il tuo Figlio!

O certe necessarium Adæ peccatum, quod Christi morte delectum est!
Davvero era necessario il peccato di Adamo, che è stato distrutto con la morte del Cristo!

O felix culpa, quæ talem ac tantum meruit habere Redemptorem!
Felice colpa, che meritò di avere un così grande redentore!

O vere beata nox, in qua terrenis cælestia, humanis divina iunguntur
O notte veramente gloriosa, nella quale le cose del cielo si congiungono a quelle della terra, le cose divine a quelle umane.

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L’opera stessa della Redenzione è elevare l’uomo riscattato al rango di creatura angelica, per renderlo partecipe della natura divina. «Non siete più ospiti e pellegrini – ci dice san Paolo – ma concittadini dei santi e ospiti della casa di Dio!»; che prospettiva grandiosa sul mistero del nostro destino soprannaturale! Il Præconium paschale si conclude con un parallelismo sul cero, immagine del Cristo risuscitato, e la stella del mattino che annuncia il giorno:

Flammas eius lucifer matutinis inveniat
Lo trovi acceso la stella del mattino

Ille, inquam, lucifer, qui nescit occasum
Quell’astro, intendo, portatore di luce e che non conosce tramonto

Ille, qui regressus ab inferis, humano generi serenus illuxit
Che risuscitato dai morti fa risplendere sugli uomini la sua luce serena.

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Nel Vangelo di Marco leggiamo che le donne che di buon mattino si recano al sepolcro per ungere il corpo esanime di Cristo, si chiedono come possono entrarvi dentro. Esse sanno che c’è un grande masso che impedisce l’ingresso alla tomba e lungo la via si chiedono: «Chi ci farà rotolare via la pietra dall’ingresso del via sepolcro?». È una domanda senza risposta che loro si fanno nel loro cammino, sanno che non potranno rotolare quel masso, ma questo non le ferma, vanno lo stesso al sepolcro. Le donne si rincuorarono subito perché, semplicemente, alzando lo sguardo videro che la pietra era già stata fatta rotolare… entrano trepidanti nel sepolcro ma non trovano il loro Signore. Allo straziante grido risuonato sulla bocca di Gesù in croce – «Mio Dio, mio Dio, perché mi hai abbandonato?» – grido che riassume tutte le situazioni di afflizione dell’umanità, risponde in questa notte di Pasqua, un gioioso grido di fede e di speranza: «Non abbiate paura! Voi cercate Gesù il Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui! ».

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Ecco che a tutti noi basterebbe alzare lo sguardo per vedere che la pietra del sepolcro è stata rotolata via… Cristo, con la potenza della sua Resurrezione, proclama che ogni abisso di male del mondo è stato inghiottito da un abisso di bene, che ogni morte ha già il suo contrappeso di vita, che ogni crisi ha già il suo superamento e ogni tristezza ha già la sua gioia. Veramente la Sua luce serena illumina le nostre vite. Il Risorto ha davvero inaugurato un mondo nuovo, che entra in mezzo a noi in quanto la Pasqua è una ricreazione, una nuova creazione dell’umanità.

Le clarisse del monastero Sacro Cuore di Alcamo

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