«Buonasera», si è presentato così alla folla in piazza San Pietro. Ma il gesto che resterà nella mente e nel cuore è quello del Papa che si china e abbassa la testa. Per attendere che scenda sul suo capo la benedizione dal cielo, invocata dalla preghiera del suo popolo. Come un omaggio al Concilio. Dissonante con la tentazione di Ratzinger, quella di dir messa con le spalle rivolte ai fedeli e gli occhi che guardano l’altare. Ma, attenzione, dietro i gesti semplici del nuovo Vescovo di Roma c’è il gesto più importante di tutti, compiuto proprio dal Vescovo emerito Benedetto XVI che, dimettendosi, ha detto alla chiesa che il Papa è un uomo.
Jorge Mario Bergoglio si è presentato come il Vescovo di Roma «che i Cardinali sono andati a prendere fin quasi alla fine del mondo». Insiste, Vescovo! Non dice mai Papa. E alla regalità, così forte nei gesti di Giovanni XXIII, che prese, si, a parlare a braccio, e usò parole semplici e dirette, ma che restava Papa in ogni più piccola mossa. Francesco, si dice Vescovo, promette al gregge un percorso comune, lui pastore e sorvegliante, per ricostruire insieme la Chiesa dopo gli scandali.
Francesco d’Assisi fu la risposta all’eresia. Povero tra i poveri, messaggero di pace, egli non metteva in discussione il potere dei vescovi, non organizzava i fedeli in comunità politica, come i Catari Albigesi che furono sterminati. Ubbidendo, testimoniava però che un’altra Chiesa era possibile. I Catari del cardinal Bergoglio sono stati probabilmente i preti, anche due suoi confratelli gesuiti, arrestati dai militari, al tempo dei desaparecidos in Argentina. Preti che andavano nelle favelas e, pregando, condividevano la protesta e anzi aiutavano i poveri a rompere le catene.
La teologia della liberazione, che la Compagnia di Gesù espunse per prima e che Giovanni Paolo II sradicò dall’America Latina. Scelto da Karol Wojtyla, come quasi tutti i cardinali del Terzo mondo, Jorge Mario Bergoglio è un conservatore. Ma poi ha saputo chiedere perdono per la prossimità della Chiesa con le odiose dittature latino americane. Il sentimento di tanti argentini è oggi ambivalente : masticano amaro perché ricordano che il gesuita Bergoglio non stava con loro negli anni bui, sono orgogliosi e commossi che Papa Francesco possa portare al mondo la novella della loro rinascita democratica.
Ha osato quanto nessun altro prima. Chiamarsi Francesco. Caccerà i mercanti dal tempio. Pare sia stato duro con il cardinal Bertone, a proposito dello Ior. Dissiperà le nebbie che avvolgevano la Curia e allontanerà ricattati e ricattatori. Per quelle condotte sessuali dei preti curiali che pretendevano fedeltà dagli sposi ma commettevano, loro, abusi. Inflessibile difensore del matrimonio tra un uomo e una donna? Del celibato e del sacerdozio solo maschile? Probabile. Ma forse un giorno lo vedremo con don Gallo tra i transessuali di Genova. Non un innovatore in punto di teologia, ma un pastore senza complessi. Aspettiamo.
Intanto la Chiesa ha saputo sorprenderci. Noto che il Cardinale Dolan ha parlato ai giornalisti subito dopo il Conclave e che il Papa li vedrà già sabato. A proposito. La migliore cosa vista ieri in tv? Su la7, con Gad Lerner, Rosario Crocetta e Gian Luigi Nuzzi (che aveva svelato le verità del corvo e al quale, per questo, Bertone aveva negato l’accredito).
Corradino Mineo
senatore del PD e già direttore di Rainews 24