«Non c’è un voi e un noi, perché tutti siamo il popolo santo di Dio». Così i consigli pastorali della chiesa madre e di San Giovanni Battista di Castelvetrano sono intervenuti – con un documento il cui testo integrale si potrà leggere qui sotto – a chiarimento della polemica sollevata il giorno di Pasqua, al termine della manifestazione dell’Aurora a Castelvetrano.
«Siamo dispiaciuti e addolorati, soprattutto per la grave confusione che generano, oltre che per i giudizi infondati e le offese gratuite rivolte all’arciprete don Leo Di Simone cui, in conformità al suo ministero presbiterale, è stato affidato dal Vescovo la guida spirituale di quella porzione di Chiesa vivente nelle parrocchie della Chiesa Madre, di S. Giovanni Battista e di S. Bartolomeo». Il documento chiarisce come la decisione di tenere chiuso il portone principale della chiesa madre non rappresenta né la chiusura alla popolazione né la demonizzazione delle manifestazioni popolari. Ma evidenzia, invece, la diversa portata della liturgia rispetto alle iniziative che hanno carattere sacro ma non certo liturgico. Il documento, nei passaggi finali, evidenzia la posizione della Chiesa che è in Mazara del Vallo che non vuole creare steccati e chiusure nette alle espressioni di tradizioni sane del passato: [«Spalancate le porte a Cristo» ha gridato il Papa Giovanni Paolo II. E questo desideriamo fare. Ma la chiesa non è la casa di un Cristo ingessato, bensì del Cristo vivo nell’Assemblea liturgica che celebra l’Eucaristia: «Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue, fate questo in memoria di me»].
Ecco il testo integrale del documento sottoscritto dai consigli pastorali della chiesa madre e di San Giovanni Battista.
Siamo profondamente dispiaciuti per le polemiche che, in questi giorni, hanno affollato giornali e siti internet. Dispiaciuti e addolorati, soprattutto per la grave confusione che generano, oltre che per i giudizi infondati e le offese gratuite rivolte all’Arciprete cui, in conformità al suo ministero presbiterale, è stato affidato dal Vescovo la guida spirituale di quella porzione di Chiesa vivente nelle parrocchie della chiesa madre, di San Giovanni Battista e di San Bartolomeo.

Sentiamo il bisogno di precisare che le critiche coinvolgono non solo il presbitero ma tutta la comunità ecclesiale, definita “piccolo gruppo” rinchiuso dentro le chiese; tacciato di bigottismo e di insensibilità mortificante il sentimento popolare; giudicata incapace di accogliere ma solo di censurare e condannare. Di sicuro però non siamo una sorta di “setta” che non vuole confondersi con la gente “religiosa”: non esiste un “noi” e un “voi”, perché tutti siamo il popolo santo di Dio, salvato dalla tenerezza del Padre; popolo cui la morte e risurrezione del Cristo dona la vita nuova; popolo guidato dallo Spirito Santo, che svela il “volto” di Dio, il nostro volto, perché tutti, uomini e donne di ogni tempo e di ogni luogo, siamo stati creati a sua immagine. Siamo gente tra la gente, viviamo nelle strade e nelle piazze, come ci esorta Papa Francesco, e ci sforziamo, con tutti i nostri limiti, le nostre fragilità, il nostro peccato, a crescere nella fede e metterci alla sequela del Signore della vita e della storia. Desideriamo che la fede, dono dello Spirito, inzuppi la nostra esistenza, in un percorso di santità e non di sacralità. E in questo cammino il popolo di Dio è guidato dai suoi presbiteri.
È proprio la fedeltà a tale ministero che, pur con i limiti di ciascuno, impregna i pastori dell’«odore delle pecore». La maggior parte di “noi” è nata in questa città o in essa vive da molti anni. Anche “noi” come “voi” siamo affascinati dalle tradizioni popolari e dalle sacre rappresentazioni. Nessuno è disposto a rinunciare alla processione del venerdì santo né all’Aurora (che mai l’arciprete si è sognato di abolire, né lo potrebbe), che ci coinvolgono sentimentalmente: la Pasqua annunciata, a mezzogiorno, dalle campane che suonavano a festa; le divise bianche dei “confratelli dell’Addolorata”, dei quali erano visibili solo gli occhi; le ragazzine, le “Marie” vestite di nero, che chiedevano acqua e pane. Ma la fede è di più. Nessun battezzato in Cristo Gesù e risorto con lui a vita nuova (come dice S. Paolo nel cap. 6 della Lettera ai Romani) può ridurre la fede ad una sterile nostalgia della propria giovinezza e rimpiangere le vecchie e fuorvianti espressioni di religiosità. Presbiteri e laici non possono ridursi, per dirla con Papa Francesco, a collezionisti di antichità. E se è vero che le “carnevalate” sono finite (è ancora un’ardita espressione di Francesco, Papa della gente) ciò non riguarda solo le ricche e ingioiellate vesti indossate da preti, vescovi e cardinali, ma anche l’assolutizzazione e il cieco attaccamento a forme di religiosità e ai suoi orpelli, che rendono sordi all’ascolto della Parola di Dio o, peggio, la banalizzano.

È grave affermare che lasciar fuori dalla chiesa le statue del Cristo e della Madonna è negare loro “l’accesso in casa propria”. «Spalancate le porte a Cristo» ha gridato il Papa Giovanni Paolo II. E questo desideriamo fare. Ma la chiesa non è la casa di un Cristo ingessato, bensì del Cristo vivo nell’Assemblea liturgica che celebra l’Eucaristia: «Questo è il mio corpo.. Questo è il mio sangue.. Fate questo in memoria di me». La chiesa non è la casa di una rigida statua che ricorda la Madonna, ma di Maria, Madre della Chiesa perché discepola del proprio Figlio, sulla quale, a Pentecoste, si è posato lo Spirito, aprendo i suoi occhi, come quelli degli Apostoli, alla comprensione del Mistero della salvezza.
Se le folle che vanno dietro alle statue non approdano a un luogo, la chiesa, ponendosi attorno a quell’altare dove si celebra ogni domenica la Morte e la Risurrezione del Signore, la vera Pasqua, non solo tradiranno la propria fede, ma si renderanno pure colpevoli di avere svuotato e privato di senso le stesse tradizioni popolari, nate per sminuzzare al popolo cristiano la Parola che salva.
I Consigli Pastorali della chiesa madre e della parrocchia di San Giovanni Battista (Barresi Emma, Barresi Pasquale, Bonsignore Bice, Calabrese Giuseppe, Di Benedetto Salvatore, Firenze Francesco, Ferlito Erina, Infranca Giuseppe, Mangiaracina Leo, Mannino Adriana, Minuto Enzo, Noto Francesco, Pugliese Vincenzo, Ferracane Saro, Rago Annamaria, Bonafede Salvatore, Cascio Agnese, Cascio Leo, Cascio Salvatore. Catania Paolo. Gaeta Rita, Gambino Marilù, Gambino Nadia, Giglio Paola, Lercara Margherita, Paola Fifetta, Pirri Nuccia, Pisciotta Mariella, Pomara Carmen, Salvo Santa, Sancetta Vincenza, suor Giovanna Gaspari, Viselli Carmelo).