[L’INCONTRO] A Gibellina la testimonianza di padre Mario e la sua missione in Africa

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A Gibellina è tempo di missionari. Dopo suor Dionella abbiamo avuto con noi padre Mario Pellegrino, ordinato sacerdote da circa un mese, ma già missionario comboniano in Sud Sudan. Stupendo l’incipit della messa, il saluto iniziale: «Il Dio dell’allegrezza sia con voi». Tutti i missionari (sarà un caso?) parlano subito di gioia, hanno occhi gioiosi e guardandoli, noi, talora irrequieti dentro, non possiamo fare a meno di pensare che hanno trovato la fonte della felicità senza fine che ci induce a pregare con il Salmo del giorno: «Fammi conoscere, Signore, le tue vie…» per trovarla anche noi.

Mario Pellegrino con due bambini.

Ai ragazzi del catechismo e dell’Acr, presenti per l’occasione, padre Mario ha detto con molta familiarità che durante l’Avvento dobbiamo preparare il nostro cuore-casa per accogliere Gesù, che viene a portare giustizia in un mondo segnato dalla povertà, frutto di grandi squilibri sociali, e dalla guerra. Il Sud Sudan dove svolge il suo ministero è, infatti, purtroppo un Paese in guerra: il popolo soffre molto e lui vive con loro senza corrente elettrica, senza auto. Senza ciò che per noi occidentali, insomma, è vitale. Ma quel che è più grave, vivono, come lui stesso lo ha definito, in mezzo all’inferno-guerra. E guerra è un termine che ritorna spesso nelle sue parole, mentre gli brilla in volto la gioia del Risorto. Stupenda ossimorica contraddizione! Certamente perché «sono i più piccoli, quelli che soffrono – ha detto padre  Mario – che ci insegnano chi è Gesù».

Allora, come si può essere tristi, viene da pensare, seppur in mezzo alle atrocità, se il Signore, parafrasando le parole di Paolo della Liturgia del giorno, «ci fa crescere e sovrabbondare nell’amore fra noi e verso tutti?». E dello stesso pensiero è la gente del Sud Sudan che, a detta di padre Mario, afferma: «Se i missionari sono qui con noi significa che il Signore non ci ha abbandonato». Perché in questo Paese dove, a causa della guerra, non ci sono scuole secondarie e assistenza sanitaria, la gente si aggrappa alla Parola. Durante il rito di comunione padre Mario ha detto, “incarnando” la liturgia: «Libera, Signore, dalla guerra la Siria, il Congo, il mio paese Sud-Sudan». Poi, durante il segno della pace, ha salutato tutti e ha congedato l’assemblea con queste parole: «Apriamo il nostro cuore perché la stella di Gesù possa brillare nella storia. Stella vera che guidi il cammino di questi ragazzi». Pregheremo per padre Mario, come ci ha chiesto lui stesso, perché «il suo cuore sia saldo e irreprensibile nella santità»e il suo amore verso la gente del Sud Sudan sia, in mezzo alla guerra, segno profetico di un mondo nuovo che può nascere.

Sara Civello

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