[L’EDITORIALE] L’Avvento scuola di vita: stasera alle 21 in Cattedrale la Veglia

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Il tempo scorre veloce e di solito nemmeno ce ne accorgiamo. Ogni tanto, però, qualche circostanza più o meno occasionale ci provoca a fare un po’ di conti e allora ci va di esclamare, per esempio: “Siamo già a Natale… È passato un altro anno!”. E in quel momento ci pervade un brivido di stupore e di sgomento, come se ci fosse sfuggito il controllo della nostra vita. Tutto questo per dire che è finito un altro anno liturgico e ne è iniziato uno nuovo con il tempo dell’Avvento e che è ormai tempo di svegliarci dal sonno, perché la notte è avanzata e il giorno già albeggia (cfr Rom 13,11- 12).

Sarebbe vano indulgere a malinconiche nostalgie sul bel tempo passato, raffrontato con la fredda apatia dell’oggi scialbo e insignificante. L’unica via da percorrere, invece, è quella di destarsi e di rimettere in moto le risorse migliori dello spirito, sintonizzandosi sulla lunghezza d’onda della liturgia, che come madre e maestra indica la strada da percorrere per dare luce e senso alla vita. Siamo appena entrati nell’Avvento, tempo di attesa, esperienza di desiderio, scuola di accoglienza. E queste note ci pongono immediatamente degli interrogativi intriganti: attesa di chi? desiderio di cosa? accoglienza, perché e come? L’aria che respiriamo non favorisce le risposte perché ci distrae e anziché farci rientrare nell’intimo della nostra coscienza per riflettere il mistero del Natale ci trascina davanti alle vetrine addobbate suscitatrici di mille desideri; ci abbaglia con tante luci colorate; da accoglienti ci rende mendicanti di accoglienza.

La Cattedrale di Mazara del Vallo.

L’Avvento è l’antidoto, se ne intendiamo il linguaggio e se ne interiorizziamo il messaggio. È tempo, allora, di fare ordine e di rimettere le cose al loro giusto posto.  Il Signore Gesù, Figlio di Dio fatto uomo, chiede a buon diritto di essere rimesso al centro della vita di ciascuno e di quella delle nostre comunità. Molti altri pensieri e interessi ne hanno usurpato il posto; è ora di farlo tornare, di farlo ri-nascere, in atteggiamento di attesa e di desiderio, alimentato dall’ascolto della Parola di Dio e dalla preghiera. Purché il tutto non si risolva nell’inconcludente emozione, che si intenerisce davanti al presepe, ma non sa dare a quel piccolo Bambino il vero volto umano di tutti coloro che, come Lui, incontrano il muro di cuori indifferenti o induriti che respingono con fastidio.

L’attesa del Natale diventa, perciò, il banco di prova per quanti, credenti e non, incuranti del festaiolo effimero, che desiderano riconciliarsi con l’umano, ridisegnando il proprio volto nella luce e nei colori di un umanesimo accogliente, tollerante, aperto, che nei cristiani ha il valore aggiunto della ricerca dei lineamenti di Dio nel volto di ciascun uomo e di ciascuna donna.  È questo l’Avvento che si deve vivere e respirare nelle nostre comunità per preparare un Natale celebrato nella libertà da tutte le convenienze che lo hanno trasformato da festa dell’incontro tra Dio e l’uomo nel trionfo del vuoto indifferente, mascherato da solidarietà di maniera.

Domenico, Vescovo

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