[LE STORIE/2] La “Casa della Comunità Speranza”, Emilia: «L’integrazione tra i banchi dove non esistono barriere»

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Tutto è iniziato nel 2003 quando, appena trasferitami a Mazara del Vallo, decisi di partecipare al bando per il Servizio civile femminile. Conoscevo da sempre la mia città delle vacanze, ma il mio desiderio era quello di conoscere la Mazara delle persone. Ho avuto la fortuna di essere considerata idonea e così ho vissuto un anno molto intenso, che mi ha permesso di conoscere aspetti e persone nuove. Tra queste anche suor Mercedes. Dopo tanti anni dalla fine di quell’esperienza, ho ritrovato suor Mercedes, stavolta in procinto di lasciare la città per un’altra missione. Ricorderò sempre le sue parole nel tentativo di strapparmi un sorriso perché la sua partenza mi aveva rattristata parecchio: «Va via una Mercedes, arriverà una Ferrari». Dopo alcuni giorni mi presentò suor Paola.

Emilia Parrinello con Antony Ferro.
Emilia Parrinello con Antony Ferro.

L’ho aiutata nel cercare di sistemare il “Centro Amal”, così ho avuto modo di conoscere anche le altre suore, poi i ragazzini che lo frequentavano e piano piano il tempo che trascorrevo lì con loro andava aumentando, fino al giorno d’oggi. A chi mi domanda perché faccio la volontaria, rispondo sempre che lo faccio per egoismo. Tutti credono che essere volontari voglia dire solo aiutare gli altri, ma in realtà non è così. Quante volte sono arrivata al Centro con il mio carico di problemi, angosce, dolori e loro mi hanno aiutata, senza chiedere, a ritrovare il sorriso. Sarei ipocrita a dire che è tutto facile, che è tutto bellissimo, che siamo tutti bravissimi.

Suor Paola (a destra), con uno dei ragazzi che hanno frequentato il Centro alla casba.
Suor Paola (a destra), con uno dei ragazzi che hanno frequentato il Centro alla casba.

Momenti difficili ce ne sono parecchi, i problemi sono all’ordine del giorno, però basta un minimo successo che tutto si dimentica e la stanchezza che abbiamo accumulato svanisce. Nella Casa della Comunità Speranza il nostro unico obiettivo è quello di creare una alternativa alla strada per i ragazzi che ogni giorno stanno con noi, non solo affiancandoli nelle attività scolastiche, ma anche condividendo momenti più piacevoli come partite di calcio o di pallavolo, guardando un film, partecipando a gite, organizzando laboratori di pittura, di ballo, di spettacolo, la colonia estiva. Così non esistono barriere.

Emilia Parrinello.
Emilia Parrinello.

A fine anno arriviamo stanchi e, quando il Centro d’estate chiude, ti accorgi che i sentimenti non possono andare in vacanza. In questi anni ho imparato a non dare mai nulla per scontato, a non scoraggiarmi mai davanti a un intoppo, a credere nelle potenzialità nascoste, a contare sull’aiuto degli altri; ho imparato a parlare il “linguaggio giraffa”, anche fuori del Centro, che ho visto nascere, cambiare, crescere, e ho visto i ragazzi maturare progressivamente e io pure con loro. Quando uno dei ragazzi o un loro genitore mi dice “grazie” io sorrido perché in realtà dovrei essere io a ringraziare loro. Essere un volontario non è un passatempo, diventare volontario è un investimento per il proprio benessere.

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