Quando ho iniziato gli studi in medicina ero motivata dalla passione e dalla voglia di fare il medico. Sapevo che sarebbe stato faticoso, ma a 20 anni sei giovane e appassionata e il dopo è lontano. Oggi dopo oltre 20 anni è un po’ diverso. Faccio il lavoro che mi sono scelta e che a distanza di anni continua ad appassionarmi e entusiasmarmi; mi reputo fortunata; ho una bella famiglia e un lavoro tutto sommato vicino casa. Detto così sembra tutto rose e fiori, ma in realtà non lo è. Conciliare lavoro e famiglia non è facile in nessun campo, a maggior ragione con un lavoro come medico ospedaliero che ti impegna quasi 10 ore al giorno e ti carica di molte responsabilità. Lavoro presso la divisione di ematologia dell’ospedale di Castelvetrano, dove svolgo il mio lavoro in regime diurno, cinque giorni su sette.

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Questo mi consente di essere a casa tutte le sere e mettere a letto mia figlia resta uno dei momenti più belli della giornata. La carenza di personale ci costringe a ritmi serrati e spesso il lavoro ha la preferenza anche davanti alla febbre del tuo unico figlio. Conciliare lavoro e famiglia è difficile per tutte noi mamme lavoratrici e per le nuove famiglie dove sempre più spesso a lavorare sono entrambi i genitori. Le giornate vengono programmate in modo da incastrare perfettamente gli orari della scuola, palestra, corsi di lingua con gli orari di lavoro, tuo e di tuo marito. Un imprevisto sul lavoro, può creare il caos familiare nel giro di un attimo. Ti serve un grande aiuto, hai bisogno di una rete di supporti, in cui sono chiamati in causa tata, nonni, amiche, zie e cugine e non dimentichiamo i genitori degli altri compagnetti. Tutti sono chiamati a dare una mano nel momento del bisogno. Se ti chiama la scuola perché tua figlia ha la febbre devi avere già a disposizione il piano a ed eventualmente anche il piano B.  Sapere di avere i figli al sicuro ti fa lavorare serenamente, perché, lavorare in ospedale o in corsia non ti permette di mollare di punto in bianco tutto per recuperare tuo figlio, non puoi lasciare i pazienti.

La dottoressa Carla Marino.

È un lavoro che ti impone molte rinunce, che le impone a tutta la tua famiglia, ma che ti sa dare molte soddisfazioni. In questo, di certo, molto poco fanno le nostre istituzioni. Non si può usufruire di scuole con offerte formative adeguate alle famiglie con orari di lavoro come quelli ospedalieri. La scuola con turni prolungati al pomeriggio rimane una rarità; inimmaginabili gli asili negli ospedali (opzioni disponibili in alcune regioni del Nord e in paesi stranieri). La presenza di medici donna è in sempre crescente aumento in tutte le specialistiche. Sempre più numerosi i laureati donna. Il corso di studi in medicina è lungo e difficile; la possibilità di un lavoro retribuito a breve dalla laurea non è sempre facile; dicono che queste siano le motivazioni per le maggiori richieste femminili. Specializzazioni un tempo riservate ai ruoli maschili vedono sempre più spesso aumentare la presenza di medici donne, e dopo una possibile iniziale diffidenza, il paziente si affida oggi sempre più spesso e più facilmente al medico donna. Del resto il paziente è in grado velocemente di intuire le tue capacità professionali e la maggiore disponibilità all’ascolto spesso li conquista. Direi che oggi è difficile la professione di medico in generale e non solo quella di donna medico. I pazienti hanno un atteggiamento di sfiducia da un lato e di pretesa dall’altro che spesso condiziona il nostro lavoro.

Dopo un turno massacrante, non sempre ti puoi consentire di riposare; sdraiarsi sul divano è spesso un’utopia. Molto poco tempo e spazio restano per te stessa. È più facile che il lavoro interferisca con la tua famiglia e la tua vita personale che il contrario. Il mio lavoro non finisce in ospedale, spesso continua a casa, per cui succede di ricevere telefonate dai pazienti che stanno male o da un collega che ha bisogno mentre cerco di giocare con mia figlia e quando sei a lavoro non rispondi alla telefonata di tua madre o di tuo marito, tanto loro ci saranno sempre. Certo i posti di rilievo continuano a essere occupati soprattutto da colleghi che da colleghe; poche le figure primariali femminili soprattutto nei nostri reparti. Su questo mi piace pensare che possano interferire spesso le nostre scelte più che le discriminazioni. A molte di noi sarà successo di autoeliminarsi. Se devi scegliere tra un corso di aggiornamento o uno stage che ti porta lontano per settimane dalla tua famiglia e da tuo figlio, ci pensi due e tre volte ad accettare. E a volte quando i figli sono cresciuti il treno è già passato.

Carla Marino per Condividere

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