«Erano circa le quattro del pomeriggio » (Gv 1,39), con questa puntualizzazione si conclude l’episodio dei due discepoli di giovanni battista che, incontrando Gesù, decidono di seguirlo!. L’evangelista Giovanni riporta l’ora perché il primo incontro con Gesù non si può dimenticare in quanto rimane impresso nella mente di ciascun uomo. Ricordo come se fosse oggi quel sabato pomeriggio in cui per la prima volta sentii dentro di me il desiderio di seguire Gesù all’età di 6 anni.

Ogni sabato, come gruppo di ministranti, ci riunivamo per la catechesi liturgica e in quella occasione ci fu rivolta questa domanda: «sapete perché il vostro servizio all’altare è più importante di chi va all’ambone a proclamare la parola di Dio o di chi raccoglie le offerte in chiesa?». E noi, essendo bambini, non riuscivamo a dare una riposta ed eravamo curiosi di sapere quale fosse stata. ci fu data questa spiegazione: noi durante il servizio liturgico serviamo non il sacerdote, ma Gesù stesso!. Queste parole si incisero nella mia mente e mi meravigliò che servire il sacerdote all’altare era come se servissi direttamente Gesù perché Cristo è presente «nella persona del ministro sacro, essendo egli stesso che, offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti» (Sc 7).
Ora, a distanza di anni, ringrazio Dio per avermi chiamato a seguirlo e a ri-donare quella stessa vita che lui mi aveva dato e che mi chiedeva di dedicare totalmente a lui e alle membra vive del Suo corpo mistico, che è la Chiesa. In questi anni di formazione umana, spirituale e pastorale ho imparato che essere sacerdote significa prima di tutto amare dio e appartenere a lui, lasciandosi plasmare dal Suo amore e dalla Sua parola, che chiedono quotidianamente uno svuotamento di sé e una spoliazione della propria pelle, per essere ricolmi dell’amore di dio e rivestiti della pelle di un dio fatto uomo, morto e risorto per noi.
Ho imparato che essere sacerdote significa essere persone ricche dell’umanità di Gesù, uomini pieni di umanità, che sappiano essere cordiali, calorosi, vicini e attenti ascoltatori dei problemi e delle difficoltà che la gente vive. ho imparato che essere sacerdote significa amare e custodire la propria Chiesa diocesana perché la vocazione al ministero presbiterale nasce e si sviluppa all’interno di una comunità parrocchiale, la cui identità è data dalla sua appartenenza a una chiesa locale. Manca ormai qualche ora alla mia ordinazione sacerdotale e con cuore pieno di gratitudine, di gioia e di felicità chiedo, a te lettore, di accompagnarmi con la tua preghiera in questo nuovo ministero a cui dio mi chiama, affinché con cuore umile possa essere un buon pastore del Suo gregge e annunciatore della misericordia di Dio!
don Nicola Altaserse per Condividere
carissimo don Nicolo ti sono vicino in questo giorno meraviglioso
uniti nella preghiera paolo
Beato te che hai tanta fede in Dio. Sei fortunato perchè in ogni cosa che fai, hai Dio con te. Ti auguro di avere sempre Dio nel tuo cuore. Di dare e ricevere gioia dal prossimo.