Una coroncina che tiene stretta tra le mani. Un sorriso sempre sulle labbra, che non scompare neanche quando i discorsi finiscono lì, a parlare di morte, di lutto, di un figlio che non c’è più. L’ultima telefonata di quel giorno fatale – il 17 aprile del 2014 – fu a pranzo: «Mamma, ci sentiamo stasera ». La voce di suo figlio Giorgio Clara Ardagna non l’ha mai più sentita. Perché Giorgio Terranova, 22 anni, un giovane marsalese, studente di Economia all’Università di Messina, è morto per un infarto nella casa che condivideva con altri studenti in quella punta estrema di Sicilia. Il dubbio di quel telefono che squillava a vuoto, i sospetti di qualcosa che non andava, la telefonata della Polizia, la tragica notizia data allo svincolo autostradale di Messina dopo un interminabile viaggio.

La morte di un figlio e il lutto. Il nero e il dolore. Da qui è ripartita la vita di Clara, ex catechista, di suo marito Igino e delle altre sue due figlie Gloria, 25 anni, e Giada di 11. «La nostra vita è indubbiamente cambiata – racconta – abbiamo convissuto con momenti di sconforto e dolore ma non è mai mancato il nostro amore per Dio. È lui che ci dà la forza di andare avanti». Giorgio Terranova era un giovane che amava il bello della vita, «l’amava in maniera esagerata » dice Clara, «ogni suo rapporto con le persone era pieno d’amore, da un incontro anche fortuito nasceva un’amicizia».

E Clara ha scelto di tradurre quell’amore del figlio, mettendo da parte il nero e il lutto, un dolore che l’avrebbe fatta chiudere a riccio. «Mi sono detta: a cosa è servito allora che Gesù è finito in croce?». Nei momenti di rabbia le verrebbe voglia di urlare al mondo ma sceglie, invece, la preghiera. Quella che ha vissuto più intensamente a partire dal 2009, accostandosi, dopo le esperienze in diverse parrocchie di Marsala, al Santuario Nostra Signora di Fatima (dove si è consacrata al Cuore Immacolato di Maria nel 2010 insieme a suo marito). In questi anni, dopo la scomparsa del figlio, le testimonianze di amici e conoscenti hanno fatto scoprire a Clara Alagna l’amore che suo figlio ha donato per gli altri.

«Aneddoti, particolari, storie che mi hanno permesso di conoscere aspetti a me nascosti di Giorgio – racconta – finanche la signora delle pulizie a Messina mi scrisse una lunghissima lettera tracciando la figura di mio figlio». Giorgio era la bellezza fatta carne per Sara, quella donna di servizio che fuori l’obitorio di Messina sussurrò a Clara: «Tuo figlio era un principe». Gli anni dopo la morte di Giorgio, Clara li ha vissuti non nel ricordo di qualcuno che è morto, «perché la sua anima è in mezzo a noi». Un mese dopo il decesso, appena dopo la messa, ha organizzato un aperitivo con i suoi amici. Poi negli anni i compagni di sempre Marco Adamo, Alberto Via e Claudio Giammarinaro hanno messo su serate di beneficenza in suo ricordo.
VEDI QUI L’INTERVISTA AD ANDREANA BASSANETTI
«Dobbiamo essere testimoni vivi, la Madonna è sempre accanto a me, perchè l’unione e la comunione dei Santi è ogni giorno, il pianto non nutre l’anima e non bisogna mai perdere di vista che il Signore è colui che disegna la nostra vita e ci guida» dice Clara. Lungo il suo cammino l’incontro con Andreana Bassanetti le ha dato la possibilità di far mettere le radici della Comunità “Figli in cielo” in Diocesi. «Non elaboriamo il lutto ma viviamo soltanto l’amore con Gesù al centro, quello che ci dà la forza di andare avanti». E Clara sorride mentre sulla foto ricordo di Giorgio che sfodera dalla custodia del telefonino c’è scritta una frase 29del suo padre spirituale: «La speranza vince la morte perché quando tutto sembra perduto, la vita comincia a parlare».
Max Firreri per Condividere