Una vita rivoltata quella di Lina Cosenza. Alterna la gioia nel parlare del Signore al pianto per la morte del figlio Gianvito quando racconta la sua esperienza di ministro straordinario della comunione. Lei è nel gruppo che si ritroverà da venerdì 24 a domenica 26 a Poggio San Francesco, per il ritiro spirituale organizzato dall’Ufficio liturgico diocesano. Lina è ministro straordinario dal 1994: «Ho avuto l’occasione di incontrare Gesù nel 1990 grazie alla mia carissima amica Annita Cudia – racconta – io ero una cattolica non praticante». Una vita difficile la sua: figlia unica, rimasta orfana di padre quando aveva 4 anni, il matrimonio con Salvatore e la gioia di un figlio, Gianvito, cresciuto con l’amore filiale di due genitori che lo hanno sempre accompagnato in tutto, anche nelle cure e nei controlli per la talassemia.

Il 10 marzo 2009 segna l’inizio di un calvario durato 24 giorni: un malore per un virus che, dopo un lungo ricovero presso il Policlinico di Palermo, l’ha portato alla morte. «Non esistono eventi così forti da farti sentire morire per il distacco tra una madre e suo figlio – racconta Lina – la mia anima era talmente ferita che mi sembrava di non poter vivere. Mi sentivo addolorata che dicevo a me stessa come avrei potuto vivere senza il mio Gianvito». Anni difficilissimi, un’ulteriore prova per una donna – oggi sorella del Movimento Rinnovamento dello Spirito – che già aveva vissuto, seppur piccola d’età, la morte del padre. «Ho chiesto aiuto al Signore con tutte le mie forze, con quelle che mi erano rimaste», dice ancora Lina. Il suo “eccomi” alla chiamata del Signore è avvenuto il 10 marzo 2010, Novena di Pentecoste. Una casualità che quel giorno ricorreva con la data dell’inizio del calvario di suo figlio: «Ricordo la grande emozione quando Giuseppina mi chiede di animare, per la prima volta, la preghiera di lode. Così il mio cuore, pian piano, si è aperto all’amore di Dio».
La vita è una grande prova d’amore per il Signore e Lina l’ha potuto sperimentare in questi anni, seppur con una ferita che mai si potrà rimarginare. «Il Signore ha trasformato il mio stato di madre addolorata in quello di chi vuole trasmettere nella gioia dello Spirito Santo, l’amore di Dio che ci ama fin dall’eternità», dice Lina. Gli anni a venire dopo la morte del figlio Gianvito sono stati quelli più difficili. Lina ha iniziato a gestire da sola una rivendita di tabacchi di famiglia in contrada Ciavolo- Digerbato, il marito è agricoltore. «Ho capito che la disperazione e la solitudine non mi avrebbero aiutato», dice la signora. In questi anni ha continuato a portare la comunione agli ammalati («L’amore che ricevi dal Signore lo doni») e vive ancora il cammino del Rinnovamento dello Spirito. «La vita è una grande prova d’amore per il Signore», dice Lina, pronta sempre a ricordare con orgoglio il “suo” Gianvito: «Era la luce dei miei occhi».
Max Firreri