Inviati di guerra in una guerra contro un nemico invisibile. Questo siamo diventati in una fase terribile e inedita. Ho visto colleghi determinati e colleghi impauriti. Fare l’inviato è una scelta, ma se la guerra ce l’hai in casa non puoi non raccontarla. È il nostro lavoro. Questa situazione ci ha costretti a interrogarci sul nostro modo di fare informazione e ci ha portati anche a una necessaria riorganizzazione. La redazione in cui lavoro come caposervizio è quella della Tgr Rai della Sicilia. Al nostro caporedattore Rino Cascio e ai vertici della produzione tecnica e gestionale è toccato il compito di mettere in moto una macchina ancora più complessa.
A partire dall’utilizzo dei meccanismi di protezione individuali, dalla divisione delle postazioni in regia con barriere di plexiglass, alla dotazione di microfoni per le troupes esterne che consentissero di rispettare le distanze di sicurezza. Ma si è fatto molto di più. La redazione siciliana ha una sede a Palermo e una a Catania. Se qualcuno di noi dovesse risultare positivo dovremmo andare in quarantena e la sede dovrebbe essere sanificata. È accaduto in Puglia e anche in Calabria. L’operazione è stata quella di diversificare gli ambienti di lavoro. A Palermo esiste una postazione mobile in piazza Verdi con mezzi in grado di mandare in onda il telegiornale e con una squadra di giornalisti e tecnici indipendente. Altri colleghi lavorano, a Palermo e Catania, in locali separati. E poi ci sono gli inviati che non rientrano mai in sede.
Questo vuol dire che, se per assurdo tutte e due le sedi dovessero essere colpite dal Coronavirus, saremmo in grado di andare in onda e di produrre comunque i servizi. Questo è l’aspetto organizzativo, ma ancor più importante è quello editoriale che attiene all’intera testata regionale e alla Rai tutta ma, che poi va declinato nelle singole redazioni. E anche in questo caso gli aspetti sono diversi. Nelle giornate delle sedute d’aula sull’emergenza all’Assemblea regionale siciliana, ad esempio, abbiamo fatto la scelta di essere presenti fisicamente nel Palazzo. Avremmo potuto seguire la seduta in streaming ma era importante che la Rai, che il servizio pubblico fosse lì, per dare un segno tangibile della presenza, per raccogliere le voci, percepire ciò che accadeva anche fuori da Sala D’Ercole.

L’altro elemento è, oggi più che mai, quello della verifica delle informazioni. Se un sindaco afferma che emetterà un’ordinanza in cui decide in autonomia cosa fare e come farlo, occorre capire, interpellando, ad esempio, la Prefettura, se quel sindaco può fare ciò che sta dicendo. In un momento in cui la quantità di notizie è enorme, e non sempre si riesce a capire cosa è vero e cosa è falso, tutto ciò diventa ancora più importante. E poi c’è un ulteriore elemento. Si può raccontare un fenomeno con numeri, bollettini, mera cronaca. Oppure si possono narrare le storie di chi sta vivendo non soltanto l’emergenza sanitaria, ma anche quella economica che ne sta derivando. Per far comprendere quanto sia davvero drammatica questa guerra contro il nemico invisibile. E noi stiamo facendo proprio questo.
Raccontando un’intera Isola, andando nei territori per raccogliere testimonianze, dare voce a chi spesso non ne ha e avendo anche un approccio critico. Ad esempio, se è vero che la didattica a distanza è un’ottima alternativa, è pur vero che tutti devono essere messi in condizione di avere gli strumenti per seguire le lezioni. In questi giorni, poi, si ha la sensazione che la Fase 2 sia stata interpretata da molti come un “liberi tutti”.
Sarebbe un errore gravissimo perchè rischiamo di vanificare gli sforzi fatti in questi due mesi. Potrebbero salire i contagi e potremmo essere costretti a un nuovo lockdown. E questo sarebbe un macigno per chi è stato costretto a chiudere la propria attività e per tutti coloro che hanno perso il proprio posto di lavoro. Dobbiamo evitare che a prevalere siano ancora gli egoismi. Dovremmo utilizzare questo momento terribile per ripensare profondamente un modello che non può più essere replicato. Se non lo faremo, avremo sprecato una grande occasione. E l’informazione in questo, come ha detto chiaramente Papa Francesco, ha un ruolo essenziale.
Lidia Tilotta (giornalista Rai) per Condividere