[A PANTELLERIA] L’icona della Margana torna in Matrice: per 6 mesi ha protetto il lavoro dei contadini e i frutti della terra

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L’icona della Madonna della Margana, di origine bizantina, è tornata nella parrocchia principale dell’isola di Pantelleria, dopo alcuni mesi di permanenza (da maggio a ottobre), come è ormai tradizione, nella chiesa a lei dedicata. Dopo avere protetto per tutta l’estate il lavoro dei contadini e i frutti della terra, la preziosa icona ha lasciato la piccola dimora campestre per ritornare nella chiesa principale dell’isola dove rimarrà fino al maggio prossimo. La processione che ha raggiunto il paese dalla chiesa vicino l’aeroporto è stata animata da canti e preghiera, con don Vincenzo Greco.

La chiesa della Margana a Pantelleria.
La chiesa della Margana a Pantelleria.

Il quadro rappresenta Maria Santissima nell’atto di allattare, “Galaktotrophousa”. Questo tipo di icona richiama la funzione materna di Maria per esaltarne la dignità, facendo eco al grido della donna in mezzo alla folla: “Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!” (Luca, 11, 27). Sia nel testo biblico, sia nella tradizione, il latte si trasfigura in simbolo: incarna, col miele, la rappresentazione della fecondità, della libertà, del benessere, dell’amore e della speranza, come è attestato da quella celebre formula stereotipata applicata alla terra promessa: “terra ove scorre latte e miele”, formula che risuona nell’Antico Testamento almeno una ventina di volte. Nel retro dell’icona della Màrgana si legge ancora la seguente iscrizione: Sacra haec imago anno post incarnatione 857 depicta venustante relapsa fuit a Lujsio Sozzi anno 1732 novitas reformata cioè, liberamente tradotto: Questa sacra immagine, dipinta nell’anno 857 d.C., essendo vecchia fu rifatta da Luigi Sozzi nell’anno 1732 e riportata all’antico splendore.

La processione dell'icona (foto: Pantelleria.com)
La processione dell’icona (foto: Pantelleria.com)

Volendo dar credito alla teoria che vuole la scrittura dell’Icona intorno all’anno 857, è possibile ipotizzare l’inizio di questa meravigliosa storia con la partenza di una nave da un non ben identificato porto nord africano, ormai in mano ai Saraceni, e diretta verso occidente: probabilmente, come ritiene lo storico locale D’Aietti, verso la Calabria, terra ancora nei domini bizantini, più precisamente verso il cenobio di Santa Maria del Patirion di Rossano. Un’antica ballata pantesca composta attorno alla storia di questa miracolosa Icona recita: “In Oriente e in tutto l’Egitto, in Palestina e nella Turchia, era per legge ed era prescritto distruggere le Immagini di Maria”. Certamente la tradizione non può fare riferimento al periodo iconoclastico, perché questo si era già concluso definitivamente con la condanna finale del movimento iconoclastico nel VI Concilio di Costantinopoli, tenutosi nell’843 sotto il patronato dell’imperatrice Teodora II. Con buona probabilità, la nave ed il suo equipaggio fuggivano invece dalla follia distruttrice delle immagini sacre da parte degli Arabi.

L'icona della Margana.
L’icona della Margana.

Secondo la leggenda, durante la navigazione, una violenta tempesta costrinse il capitano a dare l’ordine di scaricare in mare tutte le mercanzie trasportate, compresa l’Icona, in modo da alleggerire il peso del vascello già in difficoltà. Miracolosamente l’Icona avrebbe poi attraversato come “barca” l’Adriatico fino ad essere recuperata da un vascello saraceno, il quale a sua volta sarebbe naufragato nei pressi di Pantelleria. L’ipotesi popolare è però assai poco sostenibile, in primo luogo perché nessun cristiano si sarebbe disfatto della “Setella Maris” raffigurata in una simile opera, in secondo luogo perché nessun saraceno avrebbe mai raccolto un’immagine sacra dal mare, dal momento che i musulmani, pur venerando Maria come madre del “profeta” Gesù, osservano il divieto di eseguire immagini sacre.

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