«Dieci anni e sempre un’esperienza diversa!». Questo è quello che con mio marito ci siamo detti, tornando verso casa dopo aver partecipato a selinunte agli esercizi spirituali per famiglie, un appuntamento immancabile, puntualmente proposto dalla Commissione diocesana di pastorale familiare in Quaresima. Guidati da suor elena Bosetti in un viaggio sponsale “da Cana a Cana” nei primi capitoli del Vangelo di Giovanni, abbiamo avuto modo di sperimentare nel Vangelo di Giovanni, durante la prima giornata, un dio che prima sposa e poi fidanza. Con immagini suggestive che hanno riscaldato i cuori delle coppie presenti, prese per mano e condotte dapprima “dentro” il banchetto di Cana e poi al “pozzo” di samaria. È stato come entrare dentro la scena, in un tour virtuale, e udire le parole di maria: «non hanno più vino», e «fate quello che egli vi dirà». e poi il dialogo di Gesù con la donna di samaria. il “per sempre” fa paura: così ha esordito suor elena. ma quando si è innamorati si chiede con insistenza: «mi vuoi bene? dio ci propone una terapia per la paura: prima sposa e poi, dentro la stabilità, fidanza».
La strategia quindi è trovare l’innamoramento ogni giorno, la poesia della quotidianità senza nulla per scontato, neanche l’amore! al seguito di Gesù siamo partiti anche noi dalla periferia, da Cana, siamo saliti a Gerusalemme e, attraversato la samaria, siamo ritornati a Cana, con un allargamento di prospettiva, per incontrare addirittura i “pagani”. È a Cana che bisogna tornare, dentro lo sposalizio per ritrovare un amore che attraversa la storia. Gesù non ritiene perdita di tempo dedicare attenzione a una sola persona: passa la notte in colloquio con nicodemo; attende sotto il sole di mezzogiorno la donna di samaria. Come mai nell’ora più calda del giorno e presso un pozzo? il pozzo, come la fontana del villaggio, era anche un luogo di socializzazione, di ritrovo. La samaritana sperava di non incontrare nessuno, uscendo ad attingere l’acqua a mezzogiorno, per evitare le chiacchiere e l’ironia di chi la incontrava. Gesù prende l’iniziativa e “provoca” la donna, mostrandosi mendicante di un sorso d’acqua; fa nascere la domanda per suscitare l’interesse per la vita buona del Vangelo senza imporla. non c’è uomo o donna, infatti, che, prima o poi, non si ritrovi, come la donna di samaria, accanto a un pozzo con un’anfora vuota, nella speranza di trovare l’esaudimento del desiderio più profondo del cuore, che solo può dare significato pieno all’esistenza. molti sono oggi i pozzi che si offrono alla sete dell’uomo, ma occorre discernere come evitare acque inquinate.
Come Gesù al pozzo di Sicar, anche la Chiesa deve sedersi accanto agli uomini e alle donne di questo tempo, per rendere presente il signore nella loro vita, così che possano incontrarlo; solo il suo spirito, infatti, è l’acqua che dà la vita vera ed eterna. dall’ascolto sono nati interrogativi e consegne impegnative. Perché la crisi delle coppie? Cosa sta venendo meno? «sta venendo meno la poesia – dice suor elena – si sta perdendo il senso dello stupore». occorre che nella coppia ci si accorga dell’altro senza dare nulla per scontato. Col venir meno dello stupore sta venendo meno con la gratuità e il ringraziamento, la fiducia, la speranza e la gioia. Curare le virtù che permettono di costruire “famiglia” e “comunità di famiglie”. ascoltare la sete profonda del partner, le ferite del cuore e della vita delle persone vicine. Prendersi cura di se stessi, per potersi prendere cura degli altri. È da queste domande che nasce il commento con cui abbiamo aperto questa testimonianza.
Sonia Bini e Giuseppe Lombardo