Lo scorso 3 ottobre il Santo Padre Francesco ha presentato la sua ultima enciclica dal titolo Fratelli tutti. Non a caso il mese di ottobre è dedicato al servizio missionario della Chiesa cattolica nel mondo, che quest’anno ha come titolo “Tessitori di fraternità”. Papa Francesco ci rivolge un forte invito vocazionale, ispirandosi alla vocazione del profeta Isaia quando Dio chiede: «Chi manderà?»e Isaia risponde: «Eccomi, manda me». La risposta di Isaia coincide con quella di quanti hanno preso coscienza del loro essere “battezzati e inviati”, proprio come scrive al n. 4 dell’enciclica il Santo Padre in merito al Serafico Francesco: aveva compreso che «Dio è amore; chi rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1Gv 4,16).

In questo modo è stato un padre fecondo che ha suscitato il sogno di una società fraterna, perchè «solo l’uomo che accetta di avvicinarsi alle altre persone nel loro stesso movimento, non per trattenerle nel proprio, ma per aiutarle a essere maggiormente sè stesse, si fa realmente padre». La vocazione missionaria si caratterizza nel portare a tutti gli uomini l’esperienza dell’amore di Dio per tutta l’umanità. Di qui l’importanza di vivere l’esperienza di una nuova evangelizzazione attraverso la realizzazione di nuove relazioni con tutti coloro che incontriamo nel nostro vivere quotidiano e in particolar modo a sperimentare l’essere fedele di Cristo mettendoci in relazione non solo con le persone a noi care ma anche con quanti vivono distanti.
Don Armando Matteo, teologo della Pontificia Università Urbaniana, afferma che «l’inclinazione alla fraternità è qualcosa che come umani ci portiamo dentro. Noi siamo animali fatti di relazione e di relazioni». Questa inclinazione così profonda, come quella verso l’altro, verso il prossimo, richiede sempre un atto di volontà, una decisione, un passo da compiere in libertà. Purtroppo, come scrive sempre don Armando, viviamo in una società sempre più guidata da una visione dell’esistenza in cui la propria realizzazione non passa attraverso la cura dell’altro, la relazione con l’altro, la felicità dell’altro.
Ecco che la fraternità non appare più qualcosa di così semplice da realizzare. Il compito dei cristiani è quello di diffondere quella gioia del Vangelo che sempre nasce e rinasce nell’incontro con Gesù e se il principale ostacolo all’accoglienza di questa gioia è l’individualismo diffuso e triste che oggi domina, allora la missione dei cristiani deve partire dal diventare sempre di più tessitori di fraternità.

Nel suo messaggio don Enzo Amato, Fidei donum in Ecuador, rivolgendosi ai presbiteri mazaresi e a quanti sono impegnati nel servizio dell’annuncio gioioso del Vangelo presso i poveri e gli abbandonati, auspica di «poter vivere la vocazione missionaria, in forza del battesimo, portando la buona notizia a tutti i popoli e in tutte le nazioni. In particolar modo, in questo momento di notevole difficoltà per via dell’emergenza sanitaria, non deve mancare la speranza che viene da Cristo inviato del Padre per tutti i popoli, l’unico Salvatore». La Chiesa universale attraverso il suo servizio missionario è chiamata ad annunciare e realizzare quanto insegnato dal Gesù dei Vangeli secondo lo Spirito del Padre.
Francesco De Vita per Condividere
Direttore Ufficio diocesano missionario