«Siamo invasi dai musulmani», o ancora «gli immigrati ci rubano il lavoro»: sono le frasi che sempre più spesso ascoltiamo tra gli italiani. Il fenomeno migratorio ha generato in questi anni intolleranze esplicite e velate che, in alcuni casi, hanno creato mal di pancia – è giusto dirlo – anche tra alcuni cattolici. Ma quanto di vero c’è su certe affermazioni? Il Dossier statistico sull’immigrazione – pubblicato da alcune settimane a cura del Centro studi e ricerche Idos, in partenariato con il Centro studi Confronti e la collaborazione dell’Unar – è lo strumento che fornisce una lettura chiara e approfondita del fenomeno migratorio.
A partire dalla disinformazione: l’Italia è, infatti, il Paese del mondo col più alto tasso. A dirlo è l’ultima relazione della Commissione parlamentare “Jo Cox” sulla xenofobia e il razzismo che inquadra gli italiani come i cittadini che hanno la percezione più lontana della realtà riguardo al numero di stranieri che vivono nel paese, credendo che ve ne siano più del doppio di quelli effettivamente presenti. I dati parlano chiaro: quelli Eurostat al 1° gennaio 2017 hanno registrato la presenza di 38,6 milioni di cittadini stranieri (di cui 21,6 non comunitari) che incidono per il 7,5% sulla popolazione complessiva. Questo, di fatto, determina che l’Italia non è nè il paese con il numero più alto di immigrati, nè quello che ospita più rifugiati e richiedenti asilo. Il Dossier, coi dati del 2017, fotografa il fenomeno migratorio e lo considera «planetario, epocale e irreversibile».
Nel mondo su 7 miliardi e 600 milioni di persone, 258 milioni (cioè il 3,4%) sono migranti. In soli due anni questo numero è aumentato di 14 milioni, visto che nel 2015 erano 244 milioni. La maggior parte di loro provengono dal Sud del mondo, che si sposta dal proprio paese d’origine per ragioni economiche. Ma ci sono anche i migranti “forzati”, cioè coloro che scappano da guerre: nel 2017 sono stati 68 milioni.
Negli ultimi anni il fenomeno migratorio al quale i siciliani hanno assistito ha fatto registrare, perà, un dato in controtendenza. Nei primi 9 mesi del 2018 in Spagna sono approdati in 34.000, in Grecia 22.000 e in Italia 21.000. Ma la riduzione dei viaggi in mare dei profughi combacia davvero con un freno al fenomeno migratorio? Il Dossier, dati alla mano, spiega che la stretta sulla rotta del Mediterraneo (dovuta ai nuovi accordi tra autorità libiche e italiane) genera un nuovo flusso che non conoscono gli italiani. E cioè quello dei profughi intercettati dalla Guardia costiera libica, riportati nei centri di detenzione del paese nordafricano.
Poi c’è anche l’aumento vertiginoso dei morti in mare. Secondo l’Oim tra gennaio e settembre 2018 ben 1.728 sono morti nel Mediterraneo. Un ulteriore approfondimento – proprio a scardinare logiche spesso preconcette e svincolate da una corretta informazione – riguarda il lavoro. Dei 2,423 milioni di occupati stranieri del 2017 (il 10,5% degli occupati in Italia) ben due terzi svolgono professioni poco qualificate e operaie, nicchie di mercato caratterizzate da impieghi pesanti, precari, discontinui e poco retribuiti. Posti di lavoro che gli italiani spesso non vogliono più occupare. A conforto di questo ci sono pure i redditi: nel 2016 quello dichiarato dai cittadini stranieri è stato di 27,2 miliardi. E allora, con dati alla mano, quanto è giusto ancora pensare che gli immigrati siano in competizione con gli italiani per un’occupazione o che rubino agli italiani il lavoro?
Max Firreri