[LA TESTIMONIANZA] Anche a Marsala l’urna con la reliquia del Santo dei giovani, Gian Piero: «Vivo con don Bosco nel cuore»

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Ha iniziato il suo cammino nel 2009, percorrendo 5 continenti e attraversando 130 paesi e terminerà il suo tour il 31 gennaio del 2015. L’urna con le reliquie di San Giovanni Bosco è stata anche a Marsala. Un evento straordinario, quella della peregrinazione delle reliquie, voluto dal rettor maggiore Pascual Chàvez (nono successore di don Bosco), in vista dei festeggiamenti del secondo centenario della nascita del Santo dei giovani. L’urna dopo Trapani e Paceco, domani farà tappa a Marsala, con un programma fitto di iniziative sino a mercoledì mattina, quando sarà trasferita ad Alcamo.

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La teca passa in mezzo a due ali di folla.

LA TECA

La teca, progettata dall’architetto  Gianpiero Zoncu, è stata realizzata in  alluminio, bronzo e cristallo ed è considerata un oggetto di considerevole  valore artistico. Il basamento dell’urna rappresenta un ponte sostenuto da quattro piloni sui quali sono riportate le date che  definiscono il bicentenario: 1815-2015, come simbolo dell’attualità del carisma salesiano. I piloni sono decorati, sui lati dell’urna, da formelle quadrangolari con volti di giovani dei  cinque continenti realizzati dallo scultore Gabriele Garbolino.  Lo stemma della Congregazione salesiana, che  quest’anno celebra i 150 anni di fondazione, e il motto carismatico che adottò lo stesso Don Bosco  – (ovvero la preghiera a Dio “Dammi le anime e  prenditi tutto il resto”, sintesi del suo apostolato)   – completano la decorazione la teca.

LA TESTIMONIANZA

«Buoni cristiani e onesti cittadini ». Se lo ricorda tutti i giorni Gian Piero Sammartano, 32 anni, di Marsala, cresciuto tra i salesiani e oggi impiegato di banca a Londra, dove vive con la moglie Cristina Marino e la piccola Beatrice. Un viaggio di sola andata: Marsala, gli studi a Milano (per conseguire la laurea in Economia) poi la capitale del Regno Unito. «Serve sempre a ricordarmi, quando la mia testa si intestardisce in ragionamenti eccessivamente complicati, che essere santi è una cosa semplice». Semplice come don Bosco, il Santo dei sogni, che cogliendo il malessere dei giovani del suo tempo si inventò una cosa: l’oratorio. «Un sogno che divenne realtà e che ha permeato una tradizione educativa, improntata al cosiddetto sistema preventivo, oggi ancora attuale e formativa» spiega Gian Piero. Ricordi, aneddoti, testimonianze, valori che non riesci a dimenticare.

Gian Piero Sammartano.
Gian Piero Sammartano.

«I salesiani non li ho scelti io, racconta. I miei genitori sono cooperatori salesiani, io, però, ho scelto di rimanerci. Perché mi hanno convinto i valori e il carisma di don Bosco, l’atmosfera allegra e semplice, i tanti esempi di vita convincenti che ho incontrato e conosciuto. Perché sento mia quella passione innata di don Bosco per il bene dei giovani: come si fa a restare indifferenti al disagio, alla paura, alla sofferenza sul volto di un giovane, proprio in quella primavera della vita che potrebbe invece sprigionare una voglia di vivere, una speranza e una genuinità impareggiabili?».

Gian Piero con la moglie e sua figlia.
Gian Piero con la moglie e sua figlia.

La sua giovinezza l’ha vissuta a Marsala: «Ho frequentato i salesiani nella mia città praticamente da quando ero piccolissimo e per tutto il periodo delle scuole, racconta. Ricordo vagamente che già a 4 anni cantai a un festival canoro organizzato dall’oratorio. Presso i salesiani ho frequentato il catechismo e ricevuto la prima comunione, lì andavo per le mie prime uscite pomeridiane con i compagni di scuola, lì ho partecipato per tanti anni al mitico Grest». Poi da allievo a volontario. «Man mano che crescevo, diventando prima adolescente e poi giovane, ho iniziato a collaborare e a dare una mano per alcune attività, tra le quali ricordo con piacere particolare l’animazione della messa domenicale con la chitarra insieme agli altri ragazzi dell’oratorio». I ricordi si annodano e emozionano. «Trasferitomi a Milano per frequentare l’Università mi sono avvicinato alla casa salesiana di Sant’Agostino, in particolare collaborando con il gruppo doposcuola, frequentato principalmente da ragazzini immigrati. Quando rientravo a Marsala per la pausa estiva, riuscivo comunque ancora a partecipare al Grest come animatore. A Londra, invece, non sono vicino ad un centro salesiano ma frequento la chiesa italiana che è piena di tanti giovani, con un’atmosfera che in tanti aspetti ricorda quella salesiana. L’anno scorso, ad esempio, ho fatto il mentore di una ragazza proveniente da un contesto svantaggiato che si apprestava ad entrare nel mondo del lavoro. Sono piccole cose, che non cambiano il mondo, ma danno senso e sapore alla vita, alla mia e spero anche un pizzico a quella degli altri. In tutto questo, il carisma di Don Bosco è un modello formativo unico: per questo sarò sempre grato ai tanti salesiani, sacerdoti e laici, che con amore me l’hanno trasmesso».

Gian Piero Sammartano.
Gian Piero Sammartano.

Nella vita di tutti i giorni, frenetica, dove scorre il tempo, i ricordi, la quotidianità, Gian Piero ritrova quei valori coi quali si è formato: «L’ottimismo, innanzitutto, la fiducia negli altri, nel bene che c’è in fondo al cuore di ciascuno, nel futuro. L’amicizia, i rapporti autentici con gli altri. La chiamata all’impegno: non serve lamentarsi troppo di quello che non va. Bisogna rimboccarsi le maniche e fare qualcosa. Don Bosco s’inventò l’oratorio: magari non era la soluzione perfetta per una realtà difficile e complessa, ma è stato un primo passo importante che ha fatto scuola, dando inizio a una tradizione educativa che oramai ha 150 anni».

Max Firreri per Condividere

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