Grani di Vangelo/4

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“La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un’anima sola … Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (At 4,32; 2,42). In tal modo il secondo scritto di Luca disegna i contorni della Chiesa nascente. È certo che la vita della prima comunità cristiana, dove pulsa il Vangelo del Risorto e sulla quale poggia la Chiesa, nella sua duplice dimensione teologica e storica, sia fondamento e modello per la comunità ecclesiale di ogni luogo e di ogni tempo. Non bisogna però idealizzarla e considerarla un’isola felice, quasi disincarnata. Altri testi neotestamentari infatti raccontano dibattiti, discussioni e talora conflitti, che testimoniano la fatica di coniugare il Vangelo con la concretezza della vita, personale, relazionale, culturale. Paradigmatica è l’energica affermazione di Paolo, in disaccordo con Pietro e altri – a proposito di comportamenti prescritti da regole giudaiche – tacciati di simulazione e perfino di ipocrisia: “Ma quando Cefa venne ad Antiochia, mi opposi a lui a viso aperto perché aveva torto” (Gal 2,11).

Paradossalmente però non è altro che ricerca di comunione, ossia del senso vero del Vangelo, sul quale la comunione si fonda. Si apre a questo punto una lunga e sofferta riflessione sul valore della Legge e, di conseguenza, sulla relazione tra fede e opere: non la Legge salva, sostiene Paolo, ma l’adesione incondizionata al Signore della vita. “Sono stato crocifisso con Cristo, e non vivo più io, ma Cristo vive in me” (Gal 2,19b). Si tratta di consentire allo Spirito di “abitare” il discepolo, se costui ha svuotato delle sue sicurezze, della sua presunzione, del suo egoismo, la propria esistenza. È un percorso durissimo, segnato da un dolore indicibile. Ma è il cammino che conduce alla gioia della vita nuova. Vengono in mente le parole della Lucia del Manzoni: guardando i suoi monti, piange silenziosamente la propria sventura, ma è capace di dire: “Chi dava a voi tanta giocondità è per tutto; e non turba mai la gioia de’ suoi figli, se non per prepararne loro una più certa e più grande”. Siano queste, Signore, le parole di ogni discepolo.

Erina Ferlito per Condividere

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