Grani di Vangelo/11

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“Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne” (Gal 5,16). Paolo sembra qui mostrare una netta opposizione tra lo Spirito e la carne. L’opposizione però riguarda non lo Spirito e la carne, bensì i loro “desideri”: “La carne ha infatti desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne” (Gal 5,17). Lo dice chiaramente il testo. Se così non fosse, tra l’altro, ne risulterebbe distrutta l’intera antropologia paolina, ossia la sua concezione dell’uomo. Egli è globalità e non giustapposizione di “elementi”; non “ha” il corpo, l’anima, lo spirito, ma “è”, a un tempo, corpo, anima, spirito: vive nella concretezza della propria relazionalità (corpo); esprime volontà, sensazioni, affetti (anima); è aperto all’accoglienza del Dio trascendente (spirito). Ma l’uomo è anche “carne”, vale a dire fragilità e debolezza; è come l’erba, che al mattino fiorisce e germoglia e alla sera è falciata e dissecca (cfr Sal 103,15; Is 40,6b-7; 1Pt 1,24).

Ed è proprio questa fragilità che il Signore ha voluto assumere: egli si è fatto “carne” (cfr Gv 1,14a), ma non si è lasciato catturare dai desideri della carne, anzi quei desideri sono stati inchiodati sulla sua croce (cfr Gal 5,24). Essere attraversati dallo Spirito non vuol dire dunque vivere da “disincarnati”, rinnegare la concretezza dell’esistenza, del mondo, della storia. Ciò significherebbe rinnegare il Cristo, che è divenuto “carne”, e rinnegare anche l’uomo, creato dalla polvere del suolo, plasmato dalle mani del Signore, e divenuto essere vivente grazie al soffio della vita, alito di Dio (cfr Gen 2,7). E quando le dita di Dio plasmano la donna, l’uomo la riconosce: è “osso dalle mie ossa, carne dalla mia carne” (Gen 2,23a), grida con immensa gioia. Così è proprio la nostra “carne”, la nostra fragilità, che deve aprirsi allo Spirito e lasciarsene inondare, per fugare le ombre della rassegnazione o della disperazione e protendersi alla speranza che risiede nell’essere “immagine di Dio” (cfr Gen 1,27).

Erina Ferlito per Condividere

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