[TEMPO LITURGICO] Quaresima, tempo propizio al cospetto di Dio

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C’è un luogo e un tempo liturgico a cui scelgo di guardare per questa mia breve riflessione: l’incontro voluto da Dio con Mosè nei pressi del roveto ardente per fargli dono del suo nome come Essere di prossimità in ascolto del grido del suo popolo schiavo in Egitto (Es 3,1-13). Terra santa, santità ospitale, presenza della storia del popolo per l’ascolto di Dio. L’esperienza liturgica di Dio, la terra santa che ci fa fare esperienza della Sua santità ospitale non ci separa in alcun modo dalla esperienza di popolo che viviamo nella sua concretezza contestuale e storica. Il tempo di Quaresima ospita il nostro tempo di popolo come grido e come ascolto di Dio. Di questo nostro tempo santo che è la Quaresima vorrei fare memoria di tre nostre condizioni di popolo perché essa avvenga nella disponibilità di Dio di mostrarsi ancora come Essere di Prossimità: la grazia dell’Anno Giubilare ovvero «il camminare insieme nella speranza, e scoprire gli appelli alla conversione che la misericordia di Dio rivolge a tutti noi, come persone e come comunità» (Messaggio del Papa per la Quaresima); la ritualità simbolica dei bollettini medici del Gemelli sulle condizioni di salute del Papa e la preghiera di intercessione del Rosario tra popolo e cardinali la sera a piazza San Pietro; la fragilità della pace in Ucraina, a Gaza, e la difficile interpretazione della geopolitica che si va delineandosi in Europa.

Trame di coscienza, grida di popolo, che la storia pone come parole dell’umanità dentro la santità ospitale di Dio. La Speranza le raccoglie tutte. È veramente questa una Quaresima da intendere come un camminare insieme nella speranza. Il Papa malato e forte, in prognosi riservata e testimone di una fedeltà inedita al governo dalla croce, unisce l’anelito e il respiro lieve della speranza, compreso il suo, a due appelli alla conversione: la conversione alla sinodalità e al perdono. «Ecco la terza chiamata alla conversione: quella della speranza, della fiducia in Dio e nella sua grande promessa, la vita eterna. Dobbiamo chiederci: ho in me la convinzione che Dio perdona i miei peccati? Oppure mi comporto come se potessi salvarmi da solo? Aspiro alla salvezza e invoco l’aiuto di Dio per accoglierla? Vivo concretamente la speranza che mi aiuta a leggere gli eventi della storia e mi spinge all’impegno per la giustizia, alla fraternità, alla cura della casa comune, facendo in modo che nessuno sia lasciato indietro?».

Tre dunque le parole da porre come dialogo con timor di Dio nella santità ospitale della terra santa della Quaresima: speranza, conversione, pace. La Quaresima diventa così tempo propizio per la nostra presenza al cospetto di Dio come popolo che intercede. Se il nome di Dio rivela il Suo Essere come Prossimità, il suo Essere come Amore, così il nostro camminare insieme come suo popolo si rivela come il Nostro Esser-ci comunitario, il nostro Esser-ci come Chiesa che intercede per la Pace e la giustizia. Ecco la santità ospitale che accade in Quaresima: la prossimità di Dio e l’intercessione del popolo. Il roveto in comune che non si consuma.

don Vito Impellizzeri per Condividere
Preside della Facoltà Teologica di Sicilia

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