[AVVENTO] Tempo liturgico della memoria affinché non si dimentichi l’evento dell’Incarnazione

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L’Avvento è un tempo li­turgico che, pur conser­vando una sua unità come emerge dai testi liturgici e, soprattutto, dalla lettura quasi quotidiana del profeta Isaia, orienta il credente verso le realtà ul­time, accompagnandolo sapiente­mente all’incontro escatologico con il Cristo Veniente. Egli, come re glo­rioso e giudice della storia, verrà per riconsegnare il tutto nelle mani del Padre e «quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di con­danna» (Gv 5,29). L’Avvento è anche il tempo della memoria perché il cre­dente non dimentichi l’evento dell’In­carnazione, quale inizio della sua redenzione e riscatto dalla sua condi­zione servile a quella di figlio salvato, perdonato e amato. La liturgia, quindi, contempla ambedue le venute di Cristo in intimo rapporto fra loro. La nascita di Gesù prepara l’incontro definitivo con lui.

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Siamo, in qualche modo, di fronte al mistero di un’unica venuta, nel senso che la prima inizia già ciò che verrà portato a compi­mento nella seconda. Questo mistero è ben sintetizzato nella colletta della messa vespertina nella vigilia del Na­tale: «O Padre, che ci allieti ogni anno con l’attesa della nostra redenzione, concedi che possiamo guardare senza timore, quando verrà come giudice, il tuo unigenito Figlio che accogliamo in festa come redentore» (MR p. 115). In questo tempo liturgico emergono tre figure bibliche, caratteristiche del­l’Avvento: il profeta Isaia, Giovanni Battista e Maria. Un’antichissima tra­dizione ha assegnato all’Avvento la lettura del profeta Isaia perché in lui si trova un eco della grande speranza che ha confortato il popolo eletto du­rante i secoli duri e decisivi della sua storia. Le pagine più significative del libro di Isaia sono proclamate du­rante l’Avvento e costituiscono un an­nuncio di speranza perenne per gli uomini di tutti i tempi. Giovanni Bat­tista è l’ultimo dei profeti e riassume nella sua persona e nella sua parola tutta la storia precedente nel mo­mento in cui sfocia nel suo compi­mento. Egli è segno dell’intervento di Dio per il suo popolo; quale precur­sore del Messia ha la missione di pre­parare le vie del Signore, di offrire a Israele la conoscenza della salvezza e soprattutto di indicare Cristo già pre­sente in mezzo al suo popolo.

L’Av­vento, infine, è il tempo liturgico nel quale si pone felicemente in rilievo la relazione e la cooperazione di Maria al mistero della redenzione. Nei testi della liturgia dell’Avvento, possiamo dire, con le parole della Costituzione Lumen gentium del Concilio Vaticano II, che Maria «primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fidu­cia tendono e ricevono da lui la sal­vezza. Con lei, eccelsa figlia di Sion, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura una nuova economia allorché il Figlio di Dio assunse da lei la natura umana, per liberare con i misteri della sua carne l’uomo dal peccato» (cfr n. 55).

don Nicola Altaserse per Condividere

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