Non sono solita intraprendere viaggi a sfondo religioso. Nessuna meta religiosa ha mai suscitato la mia curiosità, ma quella piccola Madonnina itinerante, passante per Salaparuta, ha provocato in me il desiderio di visitare Fatima e di partecipare al pellegrinaggio diocesano. Eravamo in quaranta, accompagnati dal Vescovo, da don Nicola Altaserse e da don Giancarlo Tumbarello. A Fatima ognuno va spinto da una propria motivazione: chiedere una grazia o rendere grazie, ricercare la “fede” o corroborare quella che già si possiede. Io coltivavo la speranza di ricevere una conversione profonda, in quel luogo di grazia per antonomasia, che potesse aiutarmi a comprendere meglio il Mistero di Dio senza impedimenti dettati dalla mia “razionalità”.
Pensando che in quella meta santa, lo Spirito di Dio soffiasse più forte e potesse “invadere” la mia anima! Un viaggio vissuto appieno. Tra i momenti più intensi: la recita del rosario in un clima di fratellanza tra lingue e nazionalità diverse, la fiaccolata serale, la Via Crucis in un ambiente che pare fermatosi al tempo dei tre pastorelli, la celebrazione della messa internazionale. Mi ha colpito il silenzio che ti invade l’anima, la disciplina delle celebrazioni, la partecipazione ordinata delle persone in ascolto della parola di Dio. Non si rischiano distrazioni e non si assiste a fenomeni folckloristici che spesso caratterizzano altre mete religiose. Mi hanno commosso i penitenti in ginocchio lungo il percorso che dalla Chiesa in fondo alla spianata porta alla cappella delle Apparizioni; fra i tanti una madre con il piccolo figlio in braccio e un bambino a mani giunte che pregava ininterrottamente. È stata un’occasione densa di opportunità per riflettere e di immagini e incontri che mi resteranno sempre nel cuore.

Il pellegrinaggio, infatti, è soprattutto un viaggio interiore, che mette a nudo la tua anima e le tue fragilità, ma nello stesso tempo ti infonde la speranza di un cambiamento spirituale che ti porta a intraprendere appieno il cammino della vita con un’altra visione dello spazio e del tempo, delle priorità e dei valori. Non sono diventata un’altra persona, sicuramente le mie debolezze mi accompagneranno ancora e molto probabilmente moriranno con me, ma sono sicura che la gioia e la pace che questo viaggio mi ha trasmesso, mi aiuteranno non poco a dedicare più tempo alla preghiera e al mio prossimo.
Francesca Zummo per Condividere