«Questo io vi chiedo: essere pastori con l’odore delle pecore, pastori in mezzo al proprio gregge  e pescatori di uomini» (Papa Francesco). Quando abbiamo ascoltato le parole che il Santo Padre rivolgeva ai sacerdoti, in occasione della sua prima Messa Crismale del Giovedì santo, non abbiamo fatto fatica a riconoscere nel nostro caro don Baldassare Meli il pastore con l’odore delle pecore. Già dal primo giorno il suo sguardo sereno e l’atteggiamento mansueto hanno allargato il nostro cuore e ci hanno fatto sentire a casa. È così che ognuno di noi vive la parrocchia, come una seconda casa, dove si fa esperienza di famiglia allargata e dove è presente un padre che ci aiuta a crescere.

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La prima cosa che don Meli ha fatto, quando è arrivato nella parrocchia di Santa Lucia, è stata quella di mettersi in ascolto. Avrebbe potuto raccontare molto di sé, di tutto quello che aveva fatto, avrebbe potuto dare subito indicazioni ed orientamenti, data la grande esperienza; il pastore, invece, si è messo in mezzo al gregge, lo ha osservato e ha cercato di conoscere ad una ad una le pecore a lui affidate. Tante sono state le occasioni in cui i nostri bisogni sono stati anticipati dalla sollecitudine del nostro papà–parroco. Mi ricordo con affetto quando ce lo siamo visti arrivare a casa, a tarda ora, con la fretta di portarci in tempo l’abitino di San Domenico Savio, data l’imminenza del parto.

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Come tutti i padri di famiglia non ha orari e se ci capita di passare dalla parrocchia la sera, la luce ancora accesa non è una dimenticanza: è il segno che c’è ancora “qualcuno” al lavoro, poco importa se l’orario di cena è stato superato. Certo, a volte non risponde al cellulare, ma solo perché sta ascoltando una persona. L’accoglienza del nostro parroco–papà è per tutti. Per i fedeli salutati singolarmente all’ingresso della chiesa la domenica mattina, per i tanti troppi papà e mamme del nostro quartiere che non riescono ad arrivare a fine mese, per gli immigrati che una domenica estiva hanno colorato la nostra assemblea con i loro variopinti abiti per celebrare e poi pranzare con noi. Papa Francesco ci ricorda che «il buon pastore si riconosce da come viene unto il suo popolo» e spesso noi parrocchiani veniamo unti con l’olio della gioia, della speranza, della buona notizia dell’Evangelo; quell’olio che dalla veste di Aronne giunge fino ai bordi, fino a ciascuno nella nostra vita quotidiana. Cosa c’è alla base di tutto questo? Semplicemente un grande amore per il Signore, alimentato ogni giorno dalla preghiera, quella profonda, intima, personale, davanti a Gesù, fatta prima di aprire la parrocchia a tutti……e cominciare un’altra giornata.

I parrocchiani di Santa Lucia

L’INCONTRO TRA FELICE E BALDASSARE

Il Signore nella mia vita mi ha fatto incontrare tante persone che mi hanno arricchito con il loro esempio di vita cristiana e presbiterale tra le quali spicca sicuramente don Baldassare con cui ho condiviso fraternamente, quasi per un anno, la Liturgia delle Ore, l’Eucaristia, la vita pastorale della parrocchia Santa Lucia. È stato l’incontro con un vero figlio di don Bosco, con un sacerdote che ha speso la sua vita e la continua a spendere per la gloria di Dio e la salvezza delle anime, con un’immensa fiducia nella Provvidenza Divina, pienamente inserito nel contesto sociale ed ecclesiale in cui opera, dando testimonianza di fede e di carità,  sempre pronto a farsi promotore, in prima persona, di iniziative a favore della dignità umana, un sacerdote che ha fatto suo e vive il detto di san Giovanni Bosco: «Basta che siete giovani, perché io vi ami assai».

Don Felice Maggio

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