Gerusalemme, Gerusalemme! Il mondo cristiano in fila e in preghiera si prepara nella Città Santa a rivivere l’evento della Risurrezione. Il severo digiuno del tempo di Quaresima per la piccola minoranza cristiana del Medio Oriente è sicuramente il momento dell’anno che maggiormente esprime lo stato d’animo di preoccupazione e silenzio che oggi sentono la maggior parte delle comunità cristiane che vivono sulla sponda sud del Mediterraneo orientale. Nella tradizione orientale la Grande Quaresima è la più lunga e stretta stagione di digiuno dell’anno. Le regole di digiuno cambiano a seconda delle tradizioni, ma in generale il digiuno austero consiste nell’astinenza anche dall’olio e dal vino oltre che dalla carne, dai latticini e dal pesce, tranne alcune concessioni possibili solo le domeniche. Guerra e persecuzione sono i termini che molto spesso raccontano i fatti e le storie dei conflitti dall’Iraq alla Siria fino all’Egitto, passando per la Terra Santa, Giordania, Israele e Palestina.

Ma la Quaresima è anche un nuovo inizio, un tempo che conduce verso una meta sicura: la Pasqua di Risurrezione, la vittoria della luce sulla morte. E allora l’austerità si trasforma nella grande festa della luce che dal Santo Sepolcro vuoto i giovani di Gerusalemme distribuiscono cantando e ballando a tutti i pellegrini affinché raggiunga i quattro angoli del mondo. Un momento di grande festa, forse la più grande e importante per i cristiani del Medio Oriente, che quest’anno ha anche un sapore nuovo e speciale. Dopo secoli di divisione da quest’anno tutti i cristiani celebreranno insieme la Santa Pasqua. Greci Ortodossi, Cattolici Latini, Armeni, Siriani, Melchiti, Maroniti e fedeli di tutto il mondo celebrano l’evento della Resurrezione insieme. E per celebrare l’evento nelle scorse settimane, i Patriarchi e i Vescovi di Gerusalemme si sono ritrovati a pregare davanti alla Santa Edicola del Sepolcro ristrutturata e messa in sicurezza, dopo mesi di impalcature che ostacolavano l’accesso ai pellegrini.
«Il sepolcro vuoto è il luogo dove anche fisicamente è iniziata una nuova creazione, un mondo nuovo nell’istante di luce in cui Gesù è risorto, ha detto il Custode di Terra Santa Fr. Francesco Patton. L’aver potuto realizzare i lavori di conservazione, restauro e riabilitazione dell’Edicola del Santo Sepolcro grazie alla collaborazione delle nostre tre comunità ha anche un valore ulteriore: è il segno di una importante crescita di relazioni fraterne tra di noi e tra le nostre comunità, all’insegna della fiducia reciproca e della collaborazione». Gerusalemme Gerusalemme ! ancora e sempre Gerusalemme al centro della storia di Ebrei, Musulmani e di innumerevoli pellegrini cristiani che attraversano i vicoli e il suq dentro le mura della Città Eterna e Santa alla ricerca di quel Sepolcro vuoto che ha in quell’attimo di luce salvato e cambiato la storia dell’umanità intera.

Nonostante il complesso passaggio tra i confini di Palestina e Giordania, in questi ultimi mesi abbiamo posto la nostra attenzione sul lavoro e al dramma di tante famiglie cristiane irachene che, nel silenzio di una guerra senza riflettori, sono stati costretti a lasciare le loro antiche città nella valle della Mesopotamia in Iraq. Molti di loro oggi sono rifugiati in Giordania e non nei campi profughi, ma vivono clandestinamente e spesso invisibili, nei sobborghi della grande capitale Amman. Grazie a un nuovo progetto “Rafeedin” che cerchiamo di portare avanti nel salvaguardare il futuro di alcune giovani ragazze abbiamo incontrato un nuovo mondo ricco di antica umanità e cultura che rischia purtroppo di scomparire per sempre. Hadeel ha 20 anni e questa è la sua testimonianza: «ho frequentato le scuole superiori a Kirkukin Iraq prima di arrivare come rifugiata ad Amman, in Giordania, insieme alla mia famiglia. Mi piaceva tanto la mia vita a Kirkuk, nella mia casa modesta ma bellissima. Fin da quando eravamo piccoli io e i miei fratelli siamo cresciuti nell’oratorio della nostra chiesa, partecipando a tutte le attività ricreative. Ho anche frequentato il coro, il mio hobby preferito. Noi in Iraq pregavamo in aramaico, una lingua che adesso qui non parla più nessuno. A scuola ho inoltre imparato ad apprezzare il nostro meraviglioso paese che per sempre porterò nel mio cuore. Tutto sembrava scorrere normale, ma l’avvicinarsi della guerra e le minacce dell’Isis hanno costretto me e la mia famiglia a scappare, l’8 febbraio del 2015.

Ad Amman hanno fatto richiesta d’asilo ma stiamo aspettando ormai da due anni che venga accolta. Qui vivo con la mia famiglia in un piccolo appartamento, e non potevo né lavorare né studiare, l’unica cosa che potevo fare era stare seduta a casa in attesa di partire. Ma non mi sono fatta sopraffare dai problemi e dalle difficoltà perché so che Dio può fare miracoli. Per questo ringrazio Dio, per questo e per tutte le preghiere che ogni giorno ci riserva. Per me è davvero molto importante fare parte di questo progetto “Rafeedin”. Qui mi sento a casa e la mia vita è cambiata e quel poco che riesco a guadagnare è un grande aiuto per la mia famiglia. Ho imparato a cucire e a confezionare nuovi capi e sono certa che tutto questo sarà molto prezioso per la mia vita futura».
Vincenzo Bellomo per Condividere